IO STO CON ISRAELE! Senza se e senza ma, non ci sono dubbi. NOI siamo Israele, libertà, democrazia, filosofia del confronto continuo, il dubbio, libertà di mercato, parità di genere, uomini e donne di genio, di filosofia, di intraprendenza, da Marx ad Einstein passando da Freud e la nascita della psicoanalisi.
Non mi devo dilungare troppo per tutti voi a spiegare che la scelta di campo in questo caso è nella nostra pelle, nel nostro DNA, nel nostro mondo culturale.
Con questo non ci si esimerà dal riconoscere le colpe, gli errori che comunque provengono da secoli di difficoltà e persecuzioni religiose fino ad arrivare alla Shoah, ma non è questo il momento per iniziare questa discussione! Ora è il momento di assumersi le responsabilità e di difendersi.
Mentre sembra che si stia preparando una forte reazione militare le varie discussioni vertono su come sia potuto succedere una tale falla nei sistemi militari israeliani… il Mossad non aveva percepito nulla? Lo Shin Bet assente? L’esercito debole?
Centinaia di morti militari e civili, la presa di possesso di un check point militare, l’aver preso ostaggi e averli portati a Gaza… sono cose che nessuno si poteva immaginare. Si era sicuri del sistema di sicurezza israeliano tanto che si stava facendo un Rave nel deserto abbastanza vicino al confine con il territorio palestinese. Era un luogo dove potevo esserci e tutte le volte che mi trovo con amici Israeliani ho sempre avuto la sensazione di sicurezza e che qualcuno vigilasse. Ho vissuto per anni vicino, di fronte alla scuola ebraica di Milano e per fortuna c’era sempre un controllo sia Italiano che privato interno, ma evidentemente le cose non stanno più così.
Da qui la mia riflessione su una cosa che già pensavo da mesi e che avevo intuito parlando con amici israeliani.
Sappiamo che come al solito l’attacco vigliacco è stato scelto anche sui tempi; infatti, era l’ultimo giorno della festività di Sukot ed era il giorno di shabat, sicuramente non c’era una grande attenzione evidentemente nell’esercito, anzi direi che si era completamente sbracato.
Altra causa che tanti hanno indicato è nel fatto che nell’ultimo anno tutta l’attenzione dei cittadini Israeliani è stata dedicata più su motivi interni che alla difesa del territorio.
Manifestazioni continue contro il governo, il governo di Netanyahu con la sua riforma della giustizia sicuramente ha indebolito lo spirito di coesione di Israele… ma ora vi voglio dare anche una mia piccola interpretazione anche dovuta ad una percezione che avevo avuto parlando con tanti amici israeliani: molti non sentivano più il pericolo!
Mi spiego, in Israele c’è una leva obbligatoria di tre anni per gli uomini e due per le donne ma parlando con cittadini israeliani sentivo da molti di loro varie “scuse” per non farli, per non adempiere al servizio militare.
La sensazione è come se pensassero che c’è qualcun altro preposto, ma non loro in prima persona… questo non è possibile in Israele.
Insomma, in un paese di 9 milioni di persone, sostanzialmente accerchiato da popolazioni non amiche da tutte le parti non ci si può permettere cali di tensione o indebolimenti. Tutti devono essere pronti a difendere il territorio e non si possono fare eventi senza avere dei sorveglianti, non si può abbassare la guardia e tutti devono sempre essere attenti… Israele non può permettersi uno Stato rilassato o debole.
Articolo interessante che centra il punto senza divagare. La natura umana sarebbe portata a “rilassarsi” e ad accantonare il pensiero del pericolo, ma è evidente che in Israele questo non è possibile.
Tutto chiaro e razionale. Lungi da me essere marcato come complottista, ma nessuno mi toglie dalla testa che la geopolitica altro non è che una gigantesca partita a scacchi. Qualsiasi “mossa” è finalizzata. Ma davvero pensate che quello che è successo non fosse “programmato e concordato” ?
Chi subisce alla fine è sempre e solo la povera gente. Finanza e potere vincono sempre
Interessante il tuo articolo, interessanti le tue riflessioni e spiegazioni.
Per me, pur nn essendo a conoscenza di molti dei dettagli della storia d’Israele degli 30 – 40 passati, ma da semplice osservatrice da una certa distanza, quel che è successo in questi giorni è orribile, ma x me nn particolarmente sorprendente.
Dico così perché l’odio in tutti questi anni è stato sicuramente ben nutrito da entrambe le parti/popoli.
Sorprendente è che Israele nn era pronto ad un attacco di questo genere.
Sicuramente, come dici TU, il nemico ha potuto e saputo profittare della concentrazione ed attenzione dei cittadini israeliani su problemi e disaccordi interni.
Caro Milko, mi trovo d’accordo con te: è evidente che – tra le altre cose – c’è stata anche una notevole disattenzione, un “abbassamento della guardia” in chi era preposto a farla.
Con amara ironia, una delle spiegazioni più puntuali di questo calo dell’attenzione, viene proprio da un cittadino di Israele: Natan Sharansky, nome ai più oramai ignoto ma che per la nostra generazione è stato un simbolo della dissidenza contro il regime sovietico.
Sharansky, nel suo “the case for democracy”, racconta cosa lo abbia sostenuto negli anni in cui lui era prigioniero in URSS e tutto sembrava perduto. Lo ha sostenuto un’immagine, una metafora, quella di un soldato che imbraccia un fucile: non importa quanto giovane o forte sia quel soldato, non importa quanto leggero sia quel fucile, prima o poi diventerà troppo pesante e cadrà dalle mani del soldato.
E’ stato così per l’URSS, purtroppo è una metafora che s’è mostrata valida anche per le democrazie e per Israele: prima o poi ci si stanca di essere sempre attenti, di fare la guardia e, se dall’altro lato c’è qualcuno che sa aspettare, prima o poi quella stanchezza ci tradirà.
Sharansky, purtroppo, ha trovato lettori attenti anche tra i nemici di Israele.